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Ridolfi, Mario, architetto (1904-1984)

1929 -
Mario Ridolfi

A cura di Valerio Palmieri

Mario Ridolfi (Roma 1904 - Marmore (TR) 1984), maestro riconosciuto dell'architettura italiana del '900, ne ha attraversato per quasi sessant'anni le vicende con una traiettoria creativa tutta personale, spesso non allineata alle tendenze e agli orientamenti prevalenti nei diversi periodi.
Nato in una famiglia di artigiani impegnati nell'edilizia, si laurea nel 1929, presso la Regia Scuola di Architettura di Roma.
Nel 1928, ancora studente, partecipa alla I Esposizione Italiana di Architettura Razionale, dove il suo progetto per una Torre dei ristoranti preannuncia un'idea di architettura che reinterpreta in senso dinamico figure e segni della tradizione.
Al 1932 risalgono i primi incarichi di prestigio, risultato di vittorie in concorsi: la fontana di piazza Tacito a Terni e il palazzo delle poste di piazza Bologna a Roma, progetto questo che segna la fine della collaborazione con Mario Fagiolo e l'inizio del sodalizio con Wolfgang Frankl, architetto tedesco con il quale condividerà larga parte della sua futura attività professionale.
Queste due opere e le successive palazzine Rea (1934) e Colombo (1936) e l'Istituto Tecnico Bordoni di Pavia (1935), nel quale si registra la collaborazione di Konrad Wachsmann, lo impongono all'attenzione come progettista affidabile, capace di declinare con maturità e sapienza costruttiva un lessico moderno privo di asprezze avanguardistiche.
Gli anni della guerra lo vedono impegnato sul fronte manualistico, un ambito di ricerca nel quale rifluiscono le riflessioni nate dal lavoro sul progetto, che rende conto di un'attitudine analitica tutta "moderna" ad indagare sin nelle pieghe più recondite il manufatto edilizio. Frutto di questi studi è il Manuale dell'Architetto (1945-'46).
Dall'immediato dopoguerra Ridolfi avvia una serrata attività professionale che si protrarrà sino alla soglia degli anni '60. Questa fase coincide con un periodo di grande fortuna critica per l'architetto, le cui realizzazioni trovano spesso spazio su "Casabella-continuità", su "Metron", su "L'architettura cronache e storia", su "Comunità".
Il progetto di concorso per il fabbricato di testa della Stazione Termini (1947), i quartieri INA-Casa di Terni (1949), di Cerignola, del Tiburtino (entrambi del 1950-'51), opere simbolo della stagione neorealista, le torri INA-Assicurazioni di viale Etiopia a Roma (1952), la sopraelevazione Alatri, le palazzine Zaccardi, Mancioli e INAIL, realizzate anch'esse a Roma tra il 1950 e il '54, le case Luccioni, Chitarrini e Franconi di Terni, gli edifici carcerari di Nuoro e Cosenza, gli asili di Poggibonsi e di Ivrea sono solo alcune tappe di un itinerario creativo fatto di opere di qualità, puntigliosamente curate nei dettagli, che rileggono gli etimi della tradizione, reinterpretandoli in più di un'occasione in chiave espressionista. Itinerario che, relegato spesso dalla critica nella sfera di un artigianato romantico e popolaresco, rende conto piuttosto di una lucida e realistica capacità di confrontarsi con i contesti produttivi della penisola.
Un grave incidente stradale, nel 1961, segna il passaggio a una fase meno concitata del suo lavoro, che prelude agli anni del lavoro solitario a Marmore, nei dintorni di Terni.
Casa Lina (1966) che l'architetto costruisce per sé proprio a Marmore apre un periodo fecondo nel quale la manipolazione concitata di geometria e materia è all'origine di progetti come quello per il Motel Agip a Settebagni, rilettura sofferta della Torre dei ristoranti del 1928, o per le ville del cosiddetto "ciclo delle Marmore", ma anche del progetto per gli uffici comunali di Terni, il "Bidone", che chiude la sua carriera di progettista, metafora, nella sua gestazione ventennale, di una tensione, e di un'ansia conoscitiva che tenderebbe a non chiudere mai il processo progettuale.
Due numeri monografici di "Controspazio", a lui dedicati nel 1974, una importante mostra ternana nel 1979, una personale alla Biennale di Venezia del 1980 riportano il suo lavoro al centro dell'attenzione critica.
Muore suicida nel novembre del 1984.

DA: www.archimagazine.com/brido.htm

Intestazione di autorità

Ridolfi, Mario, architetto (1904-1984)

Attività/mestiere/professione

Qualifica:
architetto

Nazionalità

italiana
architetto
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