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Fratelli Alinari, stabilimento fotografico (1852 - )

Fratelli Alinari, Via Cornina, Via Nazionale, 8 - Firenze

Date di esistenza

Data di istituzione/costituzione:
1852

Storia istituzionale

Fondatore dello stabilimento fotografico Fratelli Alinari, con sede a Firenze, è Leopoldo Alinari (1832-1865) che si forma presso la bottega del calcografo Giuseppe Bardi, il quale lo spinge a sperimentare la tecnica fotografica incoraggiandolo ad allestire un primo piccolo laboratorio per riprodurre i quadri e i disegni conservati nelle Gallerie della città. Alla riproduzione di opere d’arte Leopoldo affianca il ritratto fotografico, allestendo un piccolo terrazzo di posa e due anni più tardi, nel 1954, fonda con i fratelli Giuseppe e Romualdo la società Fratelli Alinari. Forti del successo ottenuto alle Esposizioni internazionali di Parigi (1855) e Bruxelles (1856) e all’esposizione di Firenze del 1861, nonché delle numerose commesse nazionali ed estere, i fratelli Alinari ampliano e trasferiscono lo stabilimento in via Nazionale dove ancor oggi hanno sede l’archivio e gli uffici. Alla morte di Leopoldo, nel 1865, la direzione artistica della ditta è assunta da Giuseppe che la detiene fino al 1890 quando subentra il nipote Vittorio (1859-1932), figlio di Leopoldo. Vittorio Alinari porta lo stabilimento fotografico ad altissimi livelli tecnici e di notorietà con l’intensificarsi dell’attività editoriale e la realizzazione di campagne fotografiche in gran parte d’Italia. I primi anni di attività della ditta vedono una preponderanza di riproduzioni d’arte e la fotografia di esterni ancora non costituisce un genere a sé stante, ma è assimilata alla ripresa di sculture e rilievi. Un maggior interesse per l’architettura e il paesaggio si sviluppa con la direzione di Vittorio e con il trasformarsi della clientela che comincia a contare un numero significativo di viaggiatori interessati ad acquistare immagini che documentino le tappe dei propri viaggi. L’architettura è fotografata concentrandosi sul monumento, senza tuttavia isolarlo completamente dal contesto. Il punto di vista, per evitare la distorsione delle linee verticali e per dare una maggiore spazialità, è sempre alto rispetto al piano stradale. L’inquadratura non è mai frontale, ma angolata e d’insieme. Non mancano, ma non sono frequenti gli scatti di particolari. Nelle riprese in cui compaiono figure umane si avverte spesso la messa in posa dei soggetti. Lo stabilimento fotografico Fratelli Alinari è stato l’unico in Italia a documentare ampiamente le città della seconda metà dell’Ottocento. Diversi fotografi locali hanno realizzato immagini anche più intense, ma solo gli Alinari hanno saputo ampliare con intento documentario e spirito imprenditoriale il campo del proprio operare realizzando un vastissimo repertorio di riprese rese confrontabili proprio grazie all’omogeneità delle tecniche e del punto di vista. Nel 1920 Vittorio Alinari cede la ditta e il marchio a una società anonima di sottoscrittori, la Fratelli Alinari I.D.E.A. (Istituto Di Edizioni Artistiche) inizialmente presieduta dal barone Luigi Ricasoli, poi dal senatore Vittorio Cini (direttore dal 1940 al 1977). Nel 1958 la Fratelli Alinari acquisisce il fondo fotografico Brogi e nel 1960 il fondo del fotografo romano James Anderson cui si aggiungono, l’anno successivo, i fondi Chauffourier e Fiorentini. Si costituisce così la più grande raccolta di immagini su lastra di vetro relativa alla storia, all’arte e all’architettura italiane. Il Politecnico di Torino acquisì diverse immagini edite dalla Fratelli Alinari I.D.E.A. e dalla ditta Brogi, in particolare le serie editoriali di Storia dell’Arte e dell’Architettura che venivano vendute in due diversi formati: il positivo fotografico su carta per la consultazione al tavolo e la diapositiva su lastra di vetro per la proiezione in aula. Oggi i positivi su carta fanno parte della collezione della Biblioteca Centrale di Ingegneria (398 fotografie), mentre le diapositive su lastra sono conservate principalmente presso il Laboratorio di Storia e Beni culturali del DIST che ne possiede circa 200, e in piccola parte presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria (33 lastre).
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