Reycend, Giovanni Angelo, ingegnere e docente (1843-1925)
Giovanni Angelo Reycend ingegnere, docente e direttore della Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, nasce a Torino il 7 giugno 1843, discendente di una celebre famiglia di editori e mercanti d’arte presenti in città fin dal Settecento. Allievo di prestigiosi istituti di formazione, si laurea in Ingegneria alla Scuola torinese discutendo, nel 1865, una dissertazione dal titolo Influenza dell’arco sullo stile architettonico. Ai corsi segue le comunicazioni di Prospero Richelmy, Ascanio Sobrero, Giulio Marchesi, Carlo Promis, acquisendo un approccio al progetto di architettura che connota la sua ampia attività professionale. Docente in scuole tecniche e artistiche, di cui è talvolta promotore, nel 1877 vince il concorso per la cattedra di Architettura tecnica alla Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, succedendo nell’incarico già attribuito a Promis e poi tenuto da Carlo Ceppi e Giovanni Castellazzi. Per più di quarant’anni, fino a quando nel 1919 è nominato «Professore emerito», generazioni di studenti seguono i suoi insegnamenti di Architettura tecnica e Composizione architettonica. I programmi prevedono lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche con l’obiettivo di guidare i giovani in un percorso crescente che, dalla lettura approfondita dell’esistente, giunge alla progettazione di nuove fabbriche. I temi, poggiandosi sul metodo promisiano, inducono lo studente a esaminare architetture medievali, rinascimentali e barocche al fine di decifrarne l’impianto strutturale e il disegno sotteso all’intera composizione. Reycend afferma che analizzare un edificio significa comprenderne le funzioni, la struttura, le relazioni, le proporzioni.
Nell’ambito della sua attività alla Scuola, il noto professionista avvia una importante collezione di pubblicazioni e progetti utili all’insegnamento di Architettura, conservando altresì i lavori degli iscritti ai corsi. Ne deriva il materiale documentario poi parte del patrimonio del Gabinetto di Architettura, ora conservato al Politecnico di Torino, di cui l’ingegnere sembra essere il primo promotore. La raccolta comprende esempi paradigmatici del Barocco torinese e piemontese, piante prospetti e sezioni che si pongono come strumento didattico fondamentale. Traspare, a fronte di un confronto tra gli elaborati grafici del Gabinetto e gli scritti reycendiani, l’intenzione di riunire in un unico testo, purtroppo mai pubblicato, disegni e studi sull’architettura del Seicento e del Settecento in Piemonte, con il dichiarato intento di promuovere la cultura barocca in anni in cui era poco valorizzata. La collezione comprende anche tavole redatte dallo stesso insegnante, lasciate in ateneo perché esemplificative dell’esercizio della professione. In parallelo, il docente inizia a riunire libri che poi confluiranno nella biblioteca del Gabinetto di Architettura, in parte ancora conservati presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria, necessari per lo studio della storia dell’arte e dell’architettura, degli ordini architettonici, di cantieri e di città.
L’ingegnere accosta all’insegnamento un’intensa attività istituzionale che lo porta ad essere presente nel Consiglio di amministrazione e perfezionamento, poi Consiglio direttivo, della Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di cui, inoltre, è direttore tra il 1902 e il 1905. L’impegno accademico è affiancato dagli incarichi ottenuti a Palazzo di Città fin dal 1888. Quasi diciotto atti di ininterrotta presenza in Sala Rossa in qualità di Consigliere (1888-1905) e Assessore comunale (1891-1897) lo portano ad affrontare le grandi tematiche che coinvolgono la città sul finire dell’Ottocento e ancora nel Novecento. I suoi numerosi interventi riguardano gli ingrandimenti di Torino, la viabilità, l’architettura costruita e l’istruzione, sua vera vocazione. Professionista, sigla non pochi progetti tra cui, in città, si distinguono l’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari (per cui lavora anche a Villa della Regina) e la chiesa della Salute. Promotore di importanti iniziative quali le Esposizioni, membro di molte società tecniche e artistiche, chiamato in commissioni tecniche italiane, firma numerosi articoli e saggi da cui traspare una conoscenza profonda del costruire.
Giovanni Angelo Reycend muore a Torino il 26 novembre 1925.
Nell’ambito della sua attività alla Scuola, il noto professionista avvia una importante collezione di pubblicazioni e progetti utili all’insegnamento di Architettura, conservando altresì i lavori degli iscritti ai corsi. Ne deriva il materiale documentario poi parte del patrimonio del Gabinetto di Architettura, ora conservato al Politecnico di Torino, di cui l’ingegnere sembra essere il primo promotore. La raccolta comprende esempi paradigmatici del Barocco torinese e piemontese, piante prospetti e sezioni che si pongono come strumento didattico fondamentale. Traspare, a fronte di un confronto tra gli elaborati grafici del Gabinetto e gli scritti reycendiani, l’intenzione di riunire in un unico testo, purtroppo mai pubblicato, disegni e studi sull’architettura del Seicento e del Settecento in Piemonte, con il dichiarato intento di promuovere la cultura barocca in anni in cui era poco valorizzata. La collezione comprende anche tavole redatte dallo stesso insegnante, lasciate in ateneo perché esemplificative dell’esercizio della professione. In parallelo, il docente inizia a riunire libri che poi confluiranno nella biblioteca del Gabinetto di Architettura, in parte ancora conservati presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria, necessari per lo studio della storia dell’arte e dell’architettura, degli ordini architettonici, di cantieri e di città.
L’ingegnere accosta all’insegnamento un’intensa attività istituzionale che lo porta ad essere presente nel Consiglio di amministrazione e perfezionamento, poi Consiglio direttivo, della Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di cui, inoltre, è direttore tra il 1902 e il 1905. L’impegno accademico è affiancato dagli incarichi ottenuti a Palazzo di Città fin dal 1888. Quasi diciotto atti di ininterrotta presenza in Sala Rossa in qualità di Consigliere (1888-1905) e Assessore comunale (1891-1897) lo portano ad affrontare le grandi tematiche che coinvolgono la città sul finire dell’Ottocento e ancora nel Novecento. I suoi numerosi interventi riguardano gli ingrandimenti di Torino, la viabilità, l’architettura costruita e l’istruzione, sua vera vocazione. Professionista, sigla non pochi progetti tra cui, in città, si distinguono l’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari (per cui lavora anche a Villa della Regina) e la chiesa della Salute. Promotore di importanti iniziative quali le Esposizioni, membro di molte società tecniche e artistiche, chiamato in commissioni tecniche italiane, firma numerosi articoli e saggi da cui traspare una conoscenza profonda del costruire.
Giovanni Angelo Reycend muore a Torino il 26 novembre 1925.
- Metadati
- Relazioni
Intestazione di autorità
- Reycend, Giovanni Angelo, ingegnere e docente (1843-1925)
Attività/mestiere/professione
- Qualifica:
- ingegnere
- Date:
- 1865 - 1925
Luoghi di attività
- Luogo:
- Torino
- Qualificazione:
- docente
- Date:
- 1865 - 1918
- Luogo:
- Torino
- Qualificazione:
- ingegnere
- Date:
- 1865 - 1925
Bibliografia
- GIANASSO ELENA, Giovanni Angelo Reycend amministratore comunale, Torino: Archivio Storico della Città, 2002.
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