Collezioni ArchivisticheLa metropoli futurista. I precedenti e l’avanguardia europea
- Metadati
Tipologia
- Documentario
Numerazione provvisoria
- Sigla:
- ITALIA22
Data topica
- Data topica:
- Italia
Sinossi
- Verso la metà degli anni dieci, con un netto salto in avanti, l'architettura futurista, con la «Città Nuova» di Sant'Elia la «Metropoli Moderna» di Chiattone, esalta la dimensione urbana in scala di città di massa, ... di metropoli. L'atmosfera moderna della realtà urbana è intuita dai futuristi. In particolare Sant'Elia intende la progettazione non come configurazione di un singolo edificio, ma come costruzione di strutture urbane complete e di natura polifunzionale, con una forte accentuazione verticale. Boccioni percepisce drammaticamente i nuovi caratteri di simultaneità e compenetrazione dinamica Balla esalta il motivo della velocità in una dimensione cosmica ed immagina per la «Città Nuova» il Ponte della Velocità. I modelli di questa nuova scala urbana sono altrove. La cultura architettonica dì Sant'Elia e di Chiattone si rifà soprattutto alla Secessione Viennese, alla prestigiosa scuola di Otto Wagner. Dalla Vienna di Wagner alla «Città Nuova», alla «Città Futurista» lo scarto è nel verticalismo pronunciato e nelle interconnessioni strutturali che esaltano le comunicazioni orizzontali e verticali tipiche della città del grande numero. L'architettura futurista ha anche la massima confidenza con le tecniche costruttive moderne. Il modello più vicino è quindi la «Città Industriale» come per molti aspetti la immaginava Tony Garnier all’inizio del nuovo secolo e andava realizzando a Lione. Per i futuristi, per Sant'Elia in particolare - che era socialista - la nuova città è la città di massa, la città di tutti che si espande a diversi livelli sul suolo e nel sottosuolo. I modelli sono soprattutto le giovani città nordamericane. Ma il grattacielo nordamericano è una struttura isolata nel contesto urbano. Sant'Elia dà invece una nuova versione di questo verticalismo, non come tensione di elementi isolati, ma di interconnessioni strutturali, mediante le quali realizza il tessuto della nuova città La cultura architettonica ed urbanistica europea negli anni Venti fa proprie e sviluppa le intuizioni di Sant'Elia e Chiattone, riportandole con forte approssimazione ad una realtà di piano urbanistico. Il verticalismo è la megastruttura, che emerge isolata nel contesto urbano, divengono quasi costanti nell’architettura costruttivista sovietica degli anni Venti e Trenta. Tuttavia le progettazioni costruttiviste si propongono anche «a schiera» in una proiezione razionale sul piano. Come del resto accade nell’ambito del movimento neoplastico olandese “De Stijl” de, medesimi anni Venti.
Consultabilità
- I materiali di questo archivio possono essere consultati esclusivamente con finalità didattiche o di ricerca e non possono essere utilizzati a fini di lucro. Per avere informazioni, visionare i materiali e richiederne copia si prega di fare richiesta tramite email al seguente indirizzo: architecadad@polito.it.
Per accedere all'archivio